G E N I A L E

Francesco Tristano è un giovane pianista che, oltre a cimentarsi con le variazioni Goldberg e sonate per pianoforte e due violoncelli, compone anche sonate per pianoforte, mixer e drum machine.
Uno dei suoi pezzi più orecchiabili e più famosi è la reinterpretazione di uno degli inni dell’acid house di Detroit anni ’80, la celeberrima “Strings of Life” di Derrick May. Anche se il pezzo migliore del suo primo album “pop” è secondo me la versione acustica di un altro brano di un mostro sacro della musica techno, cioè “The Bells” di Jeff Mills.

Non è strano quindi che Francesco Tristano si trovi a suonare di notte in discoteche. Lo stile è più o meno questo, ma senza orchestra al seguito.
Un amico mi ha offerto due inviti quindi non mi sono lasciato sfuggire l’occasione di andarlo a (ri)sentire (no, la prima volta non era stato al Teatro Carignano di Torino).
Bel concerto, lui ha suonato un’ora e mezza, ma non è solo di musica che bisogna parlare qui, ma anche di diritto.

Ricordate il post in cui accennavo al fatto che la Legge sulla regolamentazione e sull’appropriatezza delle operazioni del settore della ricreazione ( 風俗営業等の規制及び業務の適正化等に関する法律 , l. 122 del 1948) vieta di ballare la sera tardi, e che la polizia aveva iniziato a prendere sul serio la norma, dopo decine di anni in cui essa è stata sostanzialmente ignorata, arrestando manager di discoteche in cui i clienti “muovevano il loro corpo al ritmo della musica”?
Se non ricordate cliccate qui. Ne parla anche la mia amica Francesca Scotti (se non avete letto il suo libro, fatelo) nel suo podcast, intorno al minuto 9’30”.

Dunque i padroni di club e discoteche devono fare qualcosa per cautelarsi.
Una prima cosa è rendere noto il problema e fare un po’ di lobbying. Una delle iniziative è  il sito letsdance.jp, che chiede di riformare la legge sul settore della ricreazione. Sul sito è possibile raccogliere firme: il primo firmatario è Ryuichi Sakamoto.

Ma la mossa geniale è quella che ho visto, appunto, al concerto di Francesco Tristano ieri sera.
Cioè, questi avvisi, affissi qua e là nella sala:

Non è una trovata geniale?
Poi ci vorrebbe un buon sociolinguista per spiegare perché siano scritti solo in inglese. Forse, se fossero scritti anche in giapponese, la cosa sarebbe troppo ridicola?
O forse li ha appesi il management di Tristano, allarmato dalle notizie sugli arresti?

Infine, due righe veloci sul divieto di ballare contenuto nella Legge sul settore della ricreazione e sul perché proprio ora la polizia si sia decisa a usare il pugno di ferro.
Il divieto di ballare: negli anni 1940 e ’50 “sala da ballo” era un eufemismo per indicare gli stabilimenti in cui si praticava la prostituzione, per cui la legge assoggettò ad un severo regime di licenze e controlli gli esercizi dove “di notte si balla”. La situazione è cambiata, la legge no.
Perché proprio adesso la stretta? Azzardiamo un’ipotesi. Pensiamo male, ma a pensar male spesso si prende. Notiamo che questo è il periodo in cui, per via dei regolamenti sull’esclusione della yakuza, è diventato più rischioso, per le persone per bene, intrattenere rapporti di qualsiasi tipo con i gangster. Qualcuno forse ha smesso di pagare la sommetta ai gangster per ricevere “protezione”, che magari fino a qualche tempo fa comprendeva la quota relativa all’invito a chiudere un occhio sulla licenza.
Si sono dunque chiusi i rubinetti ed ora la polizia non ha nulla da perdere nell’applicare la legge alla lettera.

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